SALVO
Opere scelte 1986 - 2007
A cura di Luisa Castellini
26 ottobre – 14 dicembre 2007
inaugurazione venerdi 26 ottobre ore 18.00
La galleria Dep Art prosegue il ciclo delle esposizioni dedicate ai grandi maestri del contemporaneo, nell’ambito del quale ha proposto personali di Mario Nigro , Alberto Gianquinto, Franco Rognoni, e la collettiva Argot, presentando una mostra dedicata a Salvo, con una selezione di opere dal 1986 al 2007, ordinate in un catalogo edito l’occasione.
Attraverso le oltre venti opere selezionate, la mostra costruisce un percorso a ritroso nella ricerca di Salvo, a pochi mesi dalla grande antologica, curata da Pier Giovanni Castagnoli, dedicata alla sua opera dalla GAM di Torino.
L’esposizione si apre con due opere degli anni ’80, che testimoniano l’inizio del suo noto ritorno alla pittura, in chiaro anticipo rispetto alla Transavanguardia, maturato dopo aver vissuto un’intensa stagione volta alla sperimentazione nella Torino di Sperone e Stein degli anni ’70, quando si confronta con l’Arte Povera, il Concettuale e il Minimalismo. In questo decennio, Salvo elabora la celebre serie delle Lapidi – sulle quali inscrive: «Io sono il migliore», «Salvo è vivo» o, ancora, compone un elenco di personaggi di ogni latitudine e tempo, che inizia con Aristotele e termina con Salvo stesso - compie un ciclo di 12 autoritratti nei quali, attraverso la pratica del fotomontaggio, la sua immagine diventa corpo di figure celebri (dal bandito Giuliano all’aviatore russo) per poi riproporre i grandi maestri della pittura quattrocentesca, diventando ora San Giorgio che uccide il drago, adesso San Michele.
Sul finire degli anni ’70 - già sensibile alla tradizione e alla cultura classica e orientale, nelle sue più alte manifestazioni, dalla poesia alla pittura alla spiritualità - Salvo inizia quella ricerca sulla pittura, volta all’analisi e alla riconquista dei suoi strumenti linguistici ed espressivi, così lontana dagli umori di quel periodo, che segna l’inizio di una parabola che non avrebbe più abbandonato. Dopo le serie dedicate alle Italie, alle Sicile, al Tricolore e alle Rovine, scandite dalla suggestione, interiorizzata attraverso il filtro dell’intelletto, per la Metafisica, il Futurismo e la mitologia, dagli anni ’80 si rivolge principalmente ai segni significanti del tessuto urbano (Funzioni Straordinarie, Stazioni, Fabbriche, Bar, Flipper) per poi riflettere su quel paesaggio, diurno e notturno, declinato in infinite, ma sempre fedeli al suo verbo, sfumature. Sfumature e slittamenti di senso, tra tensione massima, perché sottoposta a una continua rarefazione, del soggetto, e saturazione di luce e colore, acuita nelle ultime opere, ove le forme si chiariscono nella luce artificiale di fari e lampioni.
Salvo (Salvatore Mangione) nasce a Leonforte (Enna) nel 1947, ove trascorre la sua infanzia prima di trasferirsi, insieme alla famiglia, a Torino nel ’56. Già nel 1963, partecipa alla 121º Esposizione alla Società Promotrice di Belle Arti, con uno straordinario disegno tratto da Leonardo, ove già si palesa la sua sensibilità. Nella Torino degli anni ’70, frequenta il milieu dell’arte povera: amico di artisti e critici, da Boetti a Barilli, Celant e Bonito Oliva, entra anche in contatto con i concettuali, da Kosuth a Lewitt.
Nel 1970 espone una serie di autoritratti fotomontaggio alla Galleria Sperone a Torino: di poco successive, sono le Lapidi e la serie dei romanzi, ove Salvo sostituisce al nome dei protagonisti il proprio. Poco prima della metà del decennio, riprende la pittura da cavalletto con i d’après, per approdare al paesaggio nel 1976, quando partecipa alla Biennale di Venezia. Da allora, ha presentato le sue opere nelle più prestigiose gallerie ed istituzioni, italiane e straniere, da Torino a Bologna, Trento e Venezia, da Essen a Manheim, Lucerna, Lione, Nîmes, Parigi, Colonia, New York, Rotterdam, Monaco, Stoccarda e Berlino.