Regine Schumann. Chromasophia
a cura di Alberto Zanchetta
Milano, Dep Art Gallery
2 febbraio – 29 maggio 2021
Diversamente dalla pittura che si limita a pensare al colore come a uno spazio bidimensionale (il cosiddetto “campo cromatico”), per Regine Schumann è fondamentale concepire la scala cromatica in funzione del luogo, delle condizioni di luce e del tempo.
Le opere dell’artista possono essere appese a parete oppure installate all’interno dell’ambiente espositivo; le possibilità combinatorie sono infinite e tutte egualmente sorprendenti, ma il loro tessuto cromatico non è determinato soltanto dai volumi geometrici bensì dalle relazioni che esse instaurano con la luce e l’architettura circostante.
Schumann assembla lastre di plexiglass acrilico per ottenere una molteplicità di sfumature – fugaci o più persistenti – che si originano in base all’interazione tra il primo piano, lo sfondo e il perimetro. A seconda delle condizioni spaziali e atmosferiche, i colori si intensificano, si compenetrano e si riverberano vicendevolmente, sottoponendo lo sguardo del fruitore a cambiamenti graduali oppure repentini.
Attraverso l’impiego dei raggi UV le superfici rivelano inoltre delle gradazioni latenti: il materiale acrilico, che prima sembrava impenetrabile, improvvisamente pare smaterializzarsi, mentre le lastre satinate tendono a saturarsi e a intorpidirsi, generando così una miscela/sintesi coloristica che avviene attraverso la luce, lo spazio e l'ombra.
Attingendo ai ritrovati dell’industria moderna, Regine Schumann è riuscita a inventare una fluorescenza che trascolora lo spazio del nostro vissuto, proiettandoci in un’esperienza che si situa tra la realtà naturale e quella artificiale.
Regine Schumann. Chromasophia
Curated by Alberto Zanchetta
Milano, Dep Art Gallery
2nd February – 29th May 2021
Unlike painting, which limits colour to two-dimensional space (the so-called "chromatic field"), for Regine Schumann it is fundamental to conceive the chromatic scale according to place, light situations, and time.
The works can be installed along walls or in the exhibition space; the combination possibilities are endless and equally surprising. Their chromatic scale is determined not only by geometric volumes, but also by the relation between work, light, and space.
Schumann assembles sheets of acrylic plexiglass to obtain a variety of shades - fleeting or more persistent - that arise from the interaction between the foreground, background, and perimeter. Depending on spatial and atmospheric conditions, the colours intensify, reverberate, and interpenetrate each other, directing the viewer's gaze across gradual or sudden changes.
The use of UV radiation also reveals latent gradations on the surfaces: acrylic, which previously seemed impenetrable, suddenly seems to de-materialise, while satin-finish sheets tend to become saturated and numb. What the observer experiences are a sensual "colour mixing", a synthesis of the senses, which takes place through light, space and shadow resulting in a colour creating a colour mixture/synthesis.
Drawing on the discovery of modern industry, Regine Schumann has succeeded in inventing a fluorescence that transcends the space of our lives, opens us a perception that lies between natural and artificial reality.